L’enciclica era arrivata insieme ad altre lettere. Con mani tremanti scostò le scartoffie e prese il documento, chiuso da un piccolo sigillo in ceralacca blu. Aperta la lettera con un tagliacarte, ricoperto di gemme lavorate da artigiani della Città Alta, i suoi occhi si fermano solo su poche delle parole scritte dalla Gran Sacerdotessa in persona.
“RIMUOVO
Ellen Biranmun dalla carica di Venerabile Officiante con effetto immediato”
Il tremore in tutto il suo corpo crebbe e lasciò cadere il pezzo di carta per terra, poi si chinò lentamente, lo riprese, e urlando lo spezzò in tanti piccoli pezzi, inveendo contro Asenath svariate volte.
“Quella sgualdrina mi sentirà! Ah, se mi sentirà!”
Guardò velocemente la tunica da Sacerdotessa Nominata, con l’occhio ricamato e il simbolo della sua carica bene in vista, ma optò per un semplice vestito.
“Prepara la carrozza, Filepàn, devo andare a far visita alla Gran Sacerdotessa!”
Scelse accuratamente le scarpe fra le molte paia in suo possesso e borbottando insulti e imprecazioni verso l’Ordine e la presunta stupidità dei membri del Sinodo.
“Mi mandano via per la mia età, presumo, non vedo altre motivazioni valide!” Prese distrattamente il foglio dell’enciclica dalla scrivania “Mi ha sempre odiato, quella squilibrata. Sono indispensabile, ci sono altri sacerdoti che dovrebbero ritrovarsi a zappare la terra!Vogliamo parlare di quel Moradon? O di quel Toranaga? Con i suoi stupidi occhialini per bambini!”
Scese le scale, perdendo più volte l’equilibrio, e quasi corse verso la porta aperta del cocchio che già la attendeva fuori la porta.
Attraversò velocemente la città, guardando con rinnovato disprezzo i semplici cittadini, pensando alla loro cieca e dogmatica adesione al Culto di Uhle. Nessuno era come lei, nessuno usava la ragione!
Arrivata davanti all’abitazione di Asenath Leotred non poté fare a meno di criticare dentro di sé la sobrietà del palazzo. Con tutto il potere che avrebbe avuto come capo dell’Ordine, Ellen si sarebbe fatta costruire un reggia. Ovviamente per la “gloria di Uhle”, come ripetevano quei babbei dei lumvalossiani!
Mostrò un documento alle guardie ed entrò nell’abitazione, attendendo che la donna si facesse avanti.