I Cavalieri Appiedati
Questa mattina, come le altre, era una di lavoro duro a Ejitel. Mentre il sole sorgeva illuminando le pietre delle costruzioni che si ergevano, i coltivatori si preparavano per il duro lavoro nei campi, gli allevatori davano da mangiare al bestiame e i costruttori si accingevano a porre le pietre sulle altre. E' proprio in quella solita mattina che uno dei costruttori, affaticato e deciso di prendersi una pausa, sedendosi sul margine della torre da lui edificata, scorse qualcosa dinnanzi al sole che si muoveva. Incuriosito, continuò ad osservare con attenzione i movimenti di quelle ombre lontane. Si avvicinavano con celerità e in modo uniforme, ma una volta ben vicini alla città, il costruttore riconobbe che cotali ombre non erano nulla di buono, infatti si trattava di degli uomini portanti dei vessilli. Il costruttore, sebbene intimorito, decise ordunque di scendere dalla torre, e controllare meglio fuori dalle mura: Erano due unità di cavalieri appiedati in perfetta formazione quadrata e a passo veloce, si trattava di circa una cinquantina ciascuno. Essi, portavano i vessilli di Skerak e di Lephion, due città neutrali alla città di Ejitel. Chiarito il dubbio, egli decise di avvisare sua maestà il Re, che anche lui, incuriosito, si avvicino ad osservare meglio i movimenti dei soldati. Essi, iniziarono a pattugliare l'area intorno alla città e, dopo circa un'ora, si appostarono sulle strade che conducevano al di fuori di essa, mettendo a rischio i commercianti, le carovane e la popolazione presente nell'area. Dunque, sua maestà, disse alla popolazione di non abbandonare la zona per alcun motivo. Col passare delle ore, i soldati rimanevano impassibili e immobili, sotto il sole oramai cocente, nelle loro pesanti corazze. Erano completamente bardati, con le loro spade bastarde sguainate e piantate dinnanzi a loro, con ambedue le mani, nella rovente sabbia. Più passava il tempo, e più il pericolo si faceva sentire... la popolazione era intimorita dall'osservare codesti soldati bloccare le loro strade. Ordunque, cosa si poteva fare? Si domandò il Re. Incredibilmente stupito da codesto arrivo, decise di tentare un dialogo con il comandante di una unità, quindi, da solo, con un'armatura piuttosto leggera e una spada a una mano e mezza, camminò lungo la strada, conducendolo fuori dalla città e di fronte ai cavalieri mentre gli abitanti della città osservavano la scena. Un uomo in corazza, con una bardatura leggermente diversa, posto in prima linea, fece un passo secco in avanti, alzando la spada.
Il Re, dunque, si decise a rivolgere delle parole a colui che sembrava il comandante:
"Chi siete voi, e quali sono le vostre intenzioni?"
"Ciò non vi riguarda, vi comando di tornare al vostro confine."
"Invece mi riguarda eccome, queste sono le mie strade, e voi sulle mie strade, non mi comandate un bel nulla, messere, se così posso chiamarvi."
"Finchè vi siamo noi sopra, appartengono a noi soltanto, non ve lo ripeterò due volte, vile paesano."
"Come osate chiamarmi vile paesano, bifolco?!"
Il cavaliere a tal punto alzò la spada con destrezza e la porse sul collo del Re, al momento senza elmo, ordunque sua maestà senza pudore afferò con forza la spada dalle mani del soldato e la lanciò per terra, sguainando la sua e indietreggiando lentamente. Tutti gli altri cavalieri alzarono la spada conficcata nella sabbia e si prepararono. Il comandante dell'unità, sebbene umiliato, lasciò correre e dopo aver ordinato ai suoi uomini di abbassare la spada, lentamente si recò a raccogliere la sua arma, riponendola nel fodero, nel mentre Mikèl era tornato nel confine, stupito dall'avvenuto.
Non si capacitava di come mai città da sempre neutrali ad ejitel ne ostacolassero la costruzione,
non esisteva motivo valido per quelle azioni.