
La palestra puzzava di sudore e tabacco ma il Generale Corvus rimase impassibile. Era appena entrato e subito si voltò verso il grande specchio, sistemandosi i lunghi capelli canuti dietro le orecchie.
«Capitano, abbiamo bisogno dei suoi diavoli…»
Disse annoiato il graduato, cercando con lo sguardo il riflesso dell’uomo che gli stava seduto alle spalle. Questi stava sollevando senza fatica un manubrio da 50 chili mentre con la mano libera fumava un “Presidente N°2”.
«Stessa m3rda, altro giorno.»
Borbottò in risposta il Capitano Carmelo Fios, posando il peso e alzandosi in piedi. Carmelo era letteralmente una montagna di muscoli bruciati dal sole e levigati dall’umidità della giungla dell’Arcipelago Marosul, un uomo che non era saggio far arrabbiare. Spense il sigaro con un soffio per poi inforcare gli occhiali a specchio.
«Dove andiamo stavolta? Spero non sia ancora qualche dannato namucoso che si diverte a bersagliare i nostri ragazzi su al nord.»
Adrien Corvus lasciò passare qualche istante prima di degnarsi a rispondere, adorava dare un senso di solennità e mistero alle sue parole.
«Ben più a nord di quanto crede, Capitano.»
E sorrise.
Un sorriso che a Fios non piaceva.
TP sedeva in un locale del porto quando il suo attendente lo avvisò dell’arrivo dei rinforzi da Thortuga. Da quando era arrivato a Spes, mesi prima, non era mai successo nulla di male, fino ad ora. L’improvvisa apertura del portale aveva gettato, ancora una volta, la città nel caos. Lui e la guarnigione modernista accorpata alla Divisione Internazionale di stanza all’ingresso per il Nether avevano faticato parecchio per mantenere l’ordine, tuttavia la richiesta di soccorso da parte del Presidente Feleku sottolineava le più intime preoccupazioni di ogni residente e non. TP si alzò faticosamente e con fare molleggiato si diresse incontro al primo uomo che mise piede a terra dalla nave.
«Capitano Fios! Ai vostri ord-»
«Grasso ciccione schifoso! Se non fosse che sei figlio di un ex Presidente ti avrei fatto mangiare tanti di quei calci da sfamarti per l’eternità.»
Lo rimproverò il Tenente, l’immancabile sigaro tra le labbra screpolate.
«Allora, dove sono sti bububiti? Il perimetro difensivo è sicuro? Ho portato un paio di gioiellini di Casiodoro, vedessi! Sparano proiettili esplosivi ad una tale distanza che praticamente la mia presenza qui è solo una formalità!»
E mentre diceva questo, il reggimento Punta Cabana iniziava a scaricare armi e bagagli. TP era interdetto, conosceva di fama Fios e i suoi “Diavoli della giungla” ma non pensava assolutamente di aver a che fare con un tale spiegamento di forze.
« Ti spiegherò tutto davanti al rancio, del resto è quasi ora di pranzo.»
«Sei il solito obeso bastardo, sei fortunato che pure io sono affamato. Maledette barche e il loro rollio del ca.»
Il Quartier Generale delle Forze Armate Moderniste era posto in un anonimo edifico a mezza via tra il porto e il portale per il nether. Gentilmente messo a disposizione dal nuovo esecutivo spesiano, poteva passare facilmente per una casa come tante se non fosse stato presidiato giorno e notte da armati.
Davanti ad un caminetto spento, il Colonnello Aureliano Iunior Buendìa stava a rimuginare a braccia conserte. Alle sue spalle il Tenente Thomas Pablo Brodèsko y De la Callazula si dondolava su di una sedia troppo esile per la sua corporatura quando, all’improvviso, dall’uscio apparvero tre figure: il muscoloso Fios seguito da due sottufficiali.
«Scusi il ritardo, Colonnello, tuttavia i KG avevano bisogno di essere calibrati al più presto.»
Disse il più esile del trio. La sua uniforme da Sergente macchiata di olio motore e impregnata di fuliggine.
«Sergente Casiodoro, data la sua missione di fondamentale importanza è perdonato. Riguardo a voi, Capitano Fios e Tenente Hernanvez?»
Fios rimase impassibile, non era tipo da seguire la seppur minima etichetta militare ma era proprio questo il suo punto forte assieme all’imprevedibilità e l’adattabilità. Emilio Hernanvez, invece, tentò di balbettare qualche scusa ma venne presto ammutolito dall’ufficiale.
«Bando alle chiacchiere, abbiamo perso anche troppo tempo. La situazione credo vi sia già chiara a tutti eppure vi ho riuniti qui e volete sapete il perché?»
Non ci fu risposta.
«Perché siete i discendenti delle meglio famiglie di Thortuga, da Thoringrad ad oggi!»
TP alzò lo sguardo al cielo e sussurrò ad Hernanvez.
«Oh no, eccolo che ricomincia…»
Buendìa aveva ereditato dal padre la propensione ai discorsi di incoraggiamento, oltre che la tradizione tutta tortughese di mischiare affari politici e militari.
«Memori del sangue versato dai vostri padri, sarete risoluti nelle decisioni, sprezzanti del pericolo, alacri nel combattimento e disposti al sacrificio. Quindi andate la fuori e dimostratemi di che carne siete fatti!»
E mentre pronunciava l’ultima sillaba, le gambe della sedia di TP cedettero di colpo, mandando all’aria il grasso Tenente che, ancora una volta, era riuscito nella sua impossibile impresa. Ridicolizzare tutto ciò che il Colonnello riteneva sacro.